Giovedì 21 giugno, in occasione del convegno internazionale “Democrazia e salute mentale di comunità”, che si terrà al Parco San Giovanni di Trieste, ex manicomio cittadino, un gruppo di artisti coinvolgerà i presenti in un’opera condivisa aperta a tutti e ispirata a Marco Cavallo, simbolo della moderna Psichiatria e della dignità ritrovata del paziente.
L’opera, intitolata Marco Mandala, sarà realizzata di fronte al Teatrino Franca e Franco Basaglia, colorando del sale nelle tonalità del blu, per distribuirlo poi in modo creativo e spontaneo sul pavimento, fino a giungere a una sagoma della testa di Marco Cavallo, quasi uno specchio d’acqua a onorare l’immagine di questo eroe dell’umiltà e della nobiltà semplice, destriero del destino di tanti pazienti e, soprattutto, persone.
La storia di Marco Cavallo nasce all’interno dell’Ospedale Psichiatrico triestino, dove nel 1972 un vero cavallo, ormai anziano, era stato condannato al macello, dopo una vita trascorsa in manicomio a trainare un carretto di lavanderia, rifiuti e materiale vario. L’allora Presidente della Provincia di Trieste si vide recapitare una lettera da parte dei ricoverati dell’ospedale che desideravano intercedere per il cavallo, chiedendo per lui, al posto della decisa macellazione, un “dignitoso pensionamento” all’interno del manicomio, sia per i “meriti lavorativi” che per l’affetto che si era guadagnato negli anni, fra pazienti e personale. I ricoverati offrivano contestualmente un versamento in denaro, pari alla somma che si sarebbe guadagnata facendolo macellare, e la disponibilità a mantenere il cavallo per i suoi restanti anni di vita.
Dopo qualche mese le autorità accolsero positivamente la richiesta dei ricoverati: un gesto d’apertura che apparve da subito anche un varco di speranza per il destino e le vite dei pazienti e ispirò l’artista Vittorio Basaglia (cugino dello psichiatra Franco Basaglia) a realizzare un’opera dedicata a questo speciale e al contempo normalissimo cavallo, intuendo che la sua figura potesse giocare, nel suo piccolo, un ruolo rilevante nelle sorti dei pazienti e nella storia stessa. Un cavallo anziano forse poteva, salvato grazie ai matti, salvare i matti.
Nasce così Marco Cavallo, una visionaria traduzione in legno e cartapesta del vivo immaginario dei pazienti, che scelgono per la sua pelle il colore azzurro, simbolo della gioia di vivere e lo ricolmano di tutti i loro sogni e desideri, dal fiasco di vino al porto con le navi, dal volo al viaggio, dall’amicizia a un orologio per arrivare in orario. L’opera è un cavallo di Troia, ricolmo non di nemici, ma di sogni. Concepito non per un assedio, ma per la libertà. Una libertà che tuttavia non è semplice e la prima libera uscita di Marco Cavallo sembra proprio testimoniare l’iniziale difficoltà di vincere l’isolamento e la detenzione: la scultura è infatti troppo grande per uscire dalle porte del manicomio. Troppo grande appare improvvisamente quel mondo, chiuso al mondo, con tanto desiderio di spalancarsi e invadere la vita con la vita. Ma, nonostante una prima frustrazione, una soluzione si trova: lanciare a tutta velocità Marco Cavallo verso la porta principale. Il resto è storia: rottura di calcinacci, vetri, architrave.
E la caduta del primo muro. È il 1973.
Cinque anni dopo, una legge cambierà per sempre la vita dei malati mentali: 20 milioni di italiani ad oggi, in 40 anni, che hanno potuto accedere alla cura senza chiudersi alla vita e alla libertà.
Marco Cavallo continua ancora oggi a cantare la sua poesia blu. Blu come l’umiltà, come il coraggio mansueto, che può far crollare i muri. Blu come la nobiltà delle piccole cose. Come la gioia di vivere. Ed è questa poesia, con la storia che racconta, e insieme il vero, vecchio cavallo che ha dato una dimensione universale alla sua vita, che Marco Mandala desidera onorare.
La partecipazione all’opera condivisa è completamente gratuita e aperta a tutti. Il ritrovo per la colorazione del sale è previsto a partire dalle ore 12:00 di giovedì 21 giugno, di fronte al Teatrino Franca e Franco Basaglia del Parco di San Giovanni di Trieste. Il laboratorio è a cura dell’Associazione Nidra, progetto Trieste Città dell’Arteterapia, in collaborazione con la Comunità Educativo-Assistenziale per Adolescenti Bosco di Museis di Cercivento (Udine).
Il convegno “Democrazia e salute mentale di comunità”, che attende partecipanti da tutto il mondo, è organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, dall’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste e dalle Associazioni e Cooperative Sociali del territorio, in collaborazione col Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Salute.
Francesca V. Salcioli